Agorà

Padre Olivier Plichon

Padre Olivier Plichon

 

«Di che cosa avete parlato? È vero principe che una volta avete detto che la “bellezza salverà il mondo”? Signori prese a gridare a tutti, il principe afferma che la bellezza salverà il mondo! ed io affermo che idee così frivole sono dovute al fatto che in questo momento egli è innamorato… Non arrossite principe, mi impietosite. Quale bellezza salverà il mondo?»
(F. M. Dostoevski, L’Idiota)

 

Quale bellezza, se non quella che è al servizio di Dio, quella che riflette e introduce la Sua presenza nella liturgia? Perché la bellezza è poietica: rende presente l’invisibile, è all’incrocio tra visibile e invisibile.
Da anni, questa ricerca della bellezza divina occupa la mia mente e il mio cuore. E ancor più come sacerdote, convinto che questa bellezza sia quella del Salvatore, di una Parola di Dio in immagine. Guidato dai miei studi accademici di storia dell’arte, cerco di dare a questa bellezza il posto che le spetta nella Chiesa, sia attraverso omelie, commenti spirituali alle opere d’arte e valorizzando lo straordinario patrimonio artistico della Chiesa. E, man mano che mi appassiono alla ricerca, la predilezione per il periodo dell’Alto Medioevo carolingio e romanico si conferma.
Pitture murali, architettura, paramenti o oggetti sacri: tutto è al servizio di Dio in una liturgia intrisa di spiritualità che porta il cielo sulla terra, Cristo tra noi. L’arte parla di Dio e Dio ci parla attraverso l’arte, fino a fare di questa liturgia, espressa attraverso un bouquet artistico, un altro linguaggio dello Spirito rivolto agli uomini perché si uniscano al Padre.
Se c’è un’urgenza per la Chiesa del nostro tempo, è sicuramente quella di immergersi nuovamente in questo tesoro, antico o moderno che sia (penso agli Ateliers d’Art Sacré), per esserne ispirati e vivificati, e certamente per dare un nuovo significato a ciò che celebriamo.

 

Padre Olivier Plichon